Teatro
giovedì 4 novembre ore 21
Il canto della caduta

di e con Marta Cuscunà
Liberamente ispirato al mito di Fanes

Fonti di pensiero e parole: Kläre French-Wieser, Carol Gilligan, Ulrike Kindle, Giuliana Musso, Heinrich von Kleist, Christa Wolf
compagnia Marta Cuscunà

Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta la fine del regno pacifico delle donne e l’inizio di una nuova epoca del dominio e della spada.

È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra. Il mito racconta che i pochi superstiti sono ancora nascosti nelle viscere della montagna, in attesa che ritorni il “tempo promesso”. Il tempo d’oro della pace in cui il popolo di Fanes potrà finalmente tornare alla vita.

Ho conosciuto i testi di Riane Eisler e Marija Gimbutas grazie a Giuliana Musso, quando mi ha coinvolto come attrice nel suo progetto La città ha fondamenta sopra un misfatto ispirato alla Medea di Christa Wolf. Questo nuovo progetto prosegue idealmente il discorso femminista iniziato con la Trilogia sulle resistenze femminili e raccoglie i fili che altre studiose ed artiste hanno tessuto prima di me. Un orizzonte di pensiero e parole che continua incessantemente a tramandarsi nonostante millenni di patriarcato. Il canto della caduta cerca nuove immagini per antichi problemi e attraverso l’antico mito di Fanes, porta nuovamente alla luce il racconto perduto di come eravamo, di quell’alternativa sociale auspicabile per il futuro dell’umanità che viene presentata sempre come un’utopia irrealizzabile.

E che invece, forse, è già esistita.